Il lavoro in giardino occupa quasi tutto il mio tempo libero a disposizione, oggi ho affastellato una decina di fascine di rami di quercia e li ho messi ad asciugare , così ho deciso di postare uno dei miei primi racconti su questo blog:
26 giugno 2009
Il giorno in cui la casa rimase vuota
Come piccoli rimorchiatori , consapevoli della nostra inesperienza, sereni, uniti come gli anelli della catena, trasciniamo la stanca nave all’estremo confine del porto per il viaggio verso l’oceano infinito.
Siamo tutti qui, dietro la lunga automobile nera metallizzata, noi adulti in disparte e tutti i ragazzi a fare ghirlanda attorno al tuo legno, qualcuno piange, altri mandano un bacio, Francesca tocca la cassa prima che il portello si chiuda, Stefano, Ale, Claudia, Emanuela, Simone e Cristina stanno a guardare mentre la vettura si allontana.
Matteo in macchina sta già correndo verso la forneria, deve continuare la consegna dei sacchetti di pane.
Sulla strada di casa, la piccola bionda Rachele si affianca, la sua manina mi aggancia:
-Zio ma qui sono tutti tristi, ti prego fammi passare questa malinconia,
inventiamo una delle tue storie-.
Stringo la piccola mano ingoio il nodo che soffoca il respiro e inizio una filastrocca:
“All’ombra del tiglio,
la moglie ha detto al figlio,
cogli il giglio a un miglio dallo scoglio,
posalo su una teglia o su un foglio,
sulla paglia della gabbia dei conigli
vuoi continuarla tu ora Rachele?”
Un refolo di vento muove le foglie del viale alberato, sento la “presenza”.
Una canzone ascoltata trent’anni, una canzone del suo essere bambino tra i campi di granturco:
Serafino aveva un sifolo,
sifolava tanto ben
e quando c’era nigolo
il cielo diventava seren.
Serafin se fet so che so mia se fa sifule
sifulerem insiem.
Tutte le donne facevano silenzio
per ascoltar quel sifolo
per ascoltar quel sifolo.
Tutte le donne facevano silenzio
per ascoltar quel sifolo
e poi cominciava a fischiare
Comincio a correre, la cravatta mi stringe la gola, allento il nodo, allungo il passo, la voce di Rachele che mi chiama si allontana, mi sbottono la camicia, fa caldo alle 10 del 26 giugno, corro, corro sempre più forte mentre una canzone mi esplode nella mente: -Strade- dei Subsonica
*FORSE STA A POCHI METRI DA ME QUELLO CHE CERCO
E VORREI TROVARE LA FORZA DI FERMARMI,
PERCHE’ STO GIA’ SCAPPANDO
MENTRE NON RIESCO A STRINGERE PIU’ A FONDO
E ORA CHE STO CORRENDO VORREI CHE FOSSI CON ME CHE FOSSI QUI.
SENTO A POCHI METRI DA ME QUELLO CHE C’ERA
E VORREI TROVARE LA FORZA DI VOLTARMI
PERCHE’ SE STAI SVANENDO
IO NON CI RIESCO A STRINGERE PIU’ A FONDO
ORA CHE SOTTO IL MONDO VORREI CHE TU FOSSI QUI.
Arrivo al cancello della casa;chiuso; lancio la giacca sulla ringhiera la scavalco e mi dirigo verso l’orto.
Seduto al muretto accanto alle piantine di pomodori ora grossi e verdi guardo le galline, non si accorgono della mia commozione e mi lascio andare, qui non mi vede nessuno.
Al cancello Rachele mi chiama, ho tutto il tempo di sciacquare il viso e le guance alla fontanella nel prato, arrivano anche gli altri, sento lo scatto della serratura automatica, si fermano sotto il portico, nessuno se la sente di scen-dere nello scantinato al fresco, la “casa di tutti” ora è solo di un’ erede, tutti gli altri non si sentono di varcare la soglia, non ce la fa neanche la nuova padro-na, l’ultima delle sorelle, la madre della piccola Rachele e di Clotilde.
Arrivano tutte e due insieme le ultime nipoti:
-Zio, che corsa non riuscivamo a starti dietro, sei il solito matto, tutti seri e tu via nel vento-.
Clotilde ha dodici anni , intuisce, appoggia la testa sulla mia spalla:
-Verrai ancora a trovarci in questa casa ora che non c’è più il….
Zio lo incontreremo ancora il nonno?-.
-Io lo incontro ogni volta che voglio.-
-E dove indicami il posto vorrei esserci anch’io-.
Apro la camicia e punto il dito al centro del petto.
-Qui-.
-
La canzone Strade è dei Subsonica.
Che meraviglia! Grazie. Mi hai portata nel tuo racconto.
io so solo una cosa, falco, che il posto che hai indicato, lì nel tuo petto, è affollatissimo….
lì tu riesci a contenere ogni amore, ogni affetto, ogni poesia.
ciao
grazie
a volte le strade sembrano interrompersi
perdersi in infiniti labirinti…
… allora … chiudere gli occhi
ascoltare il battito bambino…
le case, senza coloro che le hanno abitate sono muri che opprimono, sono piene di oggetti che commuovono fino allo sfinimento. Loro continuano ad abitare nel cuore e restano intatti, mai corrosi.
Mi piace la tua scrittura, per le immagini e la scorrevolezza descrittiva. Mi è parso di essere col protagonista e di vivere le sue sensazioni. Non è facile tornare nei luoghi appartenuti alle persone care decedute, ma la vita è negli occhi di una bimba e di altri come lei, loro posseggono il seme della continuità: nei loro occhi ci sono anche quelli dei cari scomparsi.
buon weekend
un caro saluto
annamaria
qui
grazie
un saluto e un grazie per i tuoi commenti
Dove tutti noi ritroviamo chi non è più da questa parte, al centro del petto, nella sacralità dove si annida la vita, nell'amore che è per sempre
"QUI"
Sempre mi commuove leggerti, e sapere che sei sempre fanciullo tra i fiori di mandorlo, e falconiere che mi concede il volo
frantzisca
"Qui".
"Qui".
Quel : "QUI" … mi ha formato un groppo in gola … per non farmi vedere sono andata in bagno ed ho pianto.
Le tue emozioni le trasmetti in modo contagioso … ed uno si immedesima … si rivede in situazioni analoghe.
Grazie Fausto …
Un abbraccio grande
Cristiana
Mi sono tanto commossa, è vero: i più cari, che non vediamo né sentiamo più canterellare o zufolare o dire le solite cose che prima ci facevano sbuffare, li incontriamo
bravo, Fausto
Grazie per le emozioni che sai trasmettere.Hai un cuore grande ,amico mio…Buona vita a te!
non ci si perde mai veramente… la rete di connessioni attraversa il tempo e lo spazio e annulla l'assenza…
intenso e commovente…