Fatti mandare dalla mamma per Silvia

Montemarcello, una crostata di more, e una data : 28 maggio, queste sono tre cose che hanno avviato la mia bella amicizia con Silvia Severi.

A Montemarcello ci siamo stati  ognuno in tempi diversi e ne conserviamo una grande nostalgia.

La torta di more è una promessa ancora in sospeso.

Il 28 maggio è una data che per motivi diversi, tocca entrambi nel profondo dei cuori.

Silvia è stata la prima blogger alla quale mi sono affezionato, seguendo lei sono arrivato immediatamente a Cristina Bove e da lì è partita la mia esperienza sul blog di Splinder che poi mi ha portato qua.

La sua canzone sospesa Fatti mandare dalla mamma decreta la nascita di Gianni Morandi come fenomeno di costume, oltre che come cantante, destinato con Rita Pavone a impersonare una intera generazione di adolescenti.

Ecco il suo ricordo in merito a questa canzone.

Punta Marina agosto ’63

Un esserino coi codini biondi, alto un soldo di cacio, come usciva dal mare chiedeva alla mamma di comprarle il gelato, ma la mamma, non se ne capiva la ragione, mentre col telo di spugna la frizionava con vigore, aveva sempre qualcosa da ridire…: Perché era stata troppo tempo nell’acqua, perché prima doveva fare merenda, perché ancora non era l’ora del gelato e cose così. Allora una volta infilato l’asciutto costumino rosso col pesce sulla pettorina, che le piaceva tanto, andava dal babbo a supplicare, perché un gelato alla crema, dopo un bel bagno era proprio ciò che ci voleva.

Il babbo, che adorava viziarla e si vedeva, in barba ai borbottii della moglie la caricava a cavalluccio sulle spalle e forte e possente come un gladiatore si avviava al chiosco della spiaggia. Che bello osservare le cose dall’alto! Il juke box, aggeggio che la piccola adorava, veniva caricato continuamente e la musica echeggiava ovunque, trasmessa anche dai due altoparlanti fissati in alto sui pali della veranda del bar. Soldo di cacio amava una canzone in particolare: Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte, che per fortuna gettonavano in continuazione. Una volta rimessa a terra la piccola cominciava a ballare imitando le movenze dei grandi della televisione suscitando spesso la tenerezza dei presenti che di solito le offrivano l’anelato cono alla crema, a volte anche alla nocciola, come piaceva tanto al babbo…Nell’attesa però che finisse di ballare, perché non c’era modo di farla smettere fino a quando il pezzo era finito la leccornia si sarebbe sciolta cominciando a colare come tutti i coni che si rispettino. Il babbo quindi per evitare questo inutile spreco, iniziava a leccare piano per evitare gocciolii cremosi. E lecca un po’ qui e lecca un po’ là, il più delle volte il gelato finiva prima che miniGinger smettesse di ballare.

 

 

                                Io e il latte

A parte il latte materno, credo di non aver mai più bevuto latte nella mia vita. Già nei primissimi ricordi delle mie colazioni da mangiamale, c’era il caffe lungo , quello con surrogati di caffè fatti con l’orzo o la cicoria che spesso allungava il tuorlo d’uovo sbattuto con lo zucchero.

Mio fratello Paolo che ha quattro anni più di me, invece l’ho sempre visto mangiare latte, ancora adesso che ha superato i sessanta, la sua scodellona è sempre pronta all’ora di colazione. Latte al mattino e alla sera, una tazza piena nella quale dopo averli sbocconcellati con precisione inzuppava due pani che sembrava la pastoia per le galline, talmente spessa che il cucchiaio lì in mezzo stava in piedi da solo. A me veniva il voltastomaco solo a guardare e scappavo via inorridito.

Il latte si andava a prenderlo nella stalla dei Mensi che allora si trovava in fondo al nostro cortile. Spesso ci andavo la sera perchè mio fratello fino a quando si faceva buio stava a giocare al pallone all’oratorio. Mi piaceva stare a guardare il vecchio saggio Luigì o la figlia Orsolina mentre mungevano una delle tre mucche della loro stalla. Il rumore metallico dei primi spruzzi che ne toccavano le pareti  si smorzava man mano aumentava il liquido bianco nel secchio. Un paio di mestoli e il pentolino di alluminio era colmo , lo coprivo col coperchio e aspettavo che mi accompagnassero fino in fondo al portico perchè fuori dalla stalla mi attendeva Fero il cane dal pelo lungo coi riflessi dorati che voleva “farmi le feste” così mi hanno sempre inutilmente spiegato ma io me la facevo addosso dalla paura.

Io e il ballare

Ho sempre avuto la musica nel sangue , mi sembra quasi inutile scriverlo, il mio blog è una testimonianza, però dopo gli shake scatenati in discoteca nel periodo dei primi anni ’70 è calato il sipario sulla mie performance da ballerino.

La mia prima entrata in discoteca fu memorabile. Avevo diciassette anni e con un paio di amici fui accompagnato o meglio accompagnammo la sorella e le amiche più grandi di noi allo Snoopy una delle prime discoteche della zona. Per chi non lo sapesse, io sto sempre avanti agli altri, non lo faccio apposta ma anche se mi tengono a freno, dopo un po’ allungo il passo a portare la bandiera.

Man mano scendevo i gradini che portavano alla pista sotterranea tenevo puntati gli occhi sul fondo dal quale proveniva musica sempre più assordante .

A metà scalone alzando lo sguardo rimasi esterefatto per la scena che avevo di fronte, mi voltai di scatto e portando il dito davanti al naso dissi alla mia compagnia:

-Ssst, non fatevi accorgere subito, guardate, sulla scala di fronte a questa sta scendendo un ragazzo identico a me, vestito proprio come me-.

I miei due amici rimasero lì per lì allibiti mentre la ragazze prese da uno scoppio d’ilarità, per me incomprensibile, si tenevano la pancia dal ridere e si dovettero sedere sui gradini. Tra gli haha è uno haha è uno sp haha è uno spe… haha riuscii a capire che era uno specchio.

Io e il gelato

Non scrivo niente perchè mi vergogno. E se dovessero passare i miei figli di qua, chissà cosa potrebbero rivelare sul mio rapporto col gelato.

Chiudo questo post dedicando a Silvia una delle canzoni che amo particolarmente. L’ho scelta per l’immagine e per l’atmosfera che comunica. Ascoltare a volume altissimo.

25 pensieri su “Fatti mandare dalla mamma per Silvia

  1. A Montemarcello ci sono stato anche io. In viaggio di nozze. Piuttosto che lanciarmi in luoghi esotici e alla moda avevamo programmato la nostra luna di miele in una parte della mia Liguria che conoscevo poco o nulla: Portovenere, le Cinqueterre, ma è stata propri la zona tra Lerici e le Bocche di Magra quella che mi ha sorpreso di più. Tra Fiascherino e Tellaro ho scoperto 3 piccole baie tra le più incantevoli del nostro mare, e più in alto proprio Montemarcello e Ameglia….
    E la locanda di Miranda a Fiascherino…. (ottimo pesce a gogo)!!!!
    Quanto al latte… confesso di non avere mai amato Morandi (diventatomi più simpatico in anni più recenti), ma non mi hanno mai appassionato neanche The Cure. L’unica canzone che a me viene in mente sulla bianca bevanda è questa:

    (e quello è il più bell’album dei Procol Harum)

  2. a proposito di latte ti lascio questa Carlo, chissà se conosci il violino di Papa John Creach.
    In viaggio di nozze siamo stati in Toscana (S.Gimignano, Volterra…).
    A montemarcello nell’anniversario del 30°.
    The Cure sono una piacevole scoperta tramite mio figlio Alessandro, la loro musica mi ricorda tantissimo proprio le atmosfere fine anni sessanta dei Procol Harum la cui la canzone che hai postato è una perla della bellissima collana che compone questo album storico.

  3. della carissima Silvia, il latte e qualunque altra cosa o canzone, purché ci sia lei ad offrirla.
    mi piace che sia qui con i suoi ricordi musicali e che ti abbia ispirato a scriverne dei tuoi.
    un abbraccio a lei
    e a te.

    cri

  4. dai, un argomento su tutti: il latte.
    nel ’63 probabilmente ne bevevo poco, complicato com’era, il mio rapporto con ogni cosa da ingurgitare, da due tonsille ciclopiche.
    però ricordo le belle bottiglie bianche col tappo di stagnola, e che sapeva di qualcosa. certo, molto meglio quello munto da mio zio, un burro più che latte, e infatti mia zia lo menava per ore in una bottiglia fino a che diventava burro davvero.
    va beh, basta che mi metto a piangere

    🙂

  5. eccome se mi ricordo questa canzone, un successo strepitoso e megagalattico… a proposito di latte… ma lo sai che secondo l’ayurveda è uno degli alimenti sattvici? Ma credo che gli indiani lo prendano dopo averlo bollito e dopo averci messo dentro una cosa che si chiama milk masala e francamente non so che diavolo sia.
    Fatti mandare dalla mamma a prendere il milk masala? Nooooooo
    Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte di soia? Lo yoghurt? Nella versione 2012 cosa si farebbe mandare a comprare?
    Baci

  6. Pure The Cure, però! sei proprio avanti Falconiere del bosco. Certo, l’accoppiata Gianni Morandi/The Cure supera l’immaginazione, solo tu potevi trovare un nesso.
    Il latte, Massimo mi ha ricordato i grandi bicchieri di latte di mucca (del contadino), cremoso, caldo e con il miele, che mi porgeva mia madre quando avevo il raffreddore. Chi sa quante calorie!
    Un saluto

  7. Ma grazie Falco!
    Che bello questo intreccio…Se avessi saputo che il latte sarebbe stato l’argomento, allora ti avrei raccontato di quando lo prendevo appena munto, col mestolone di alluminio dentro ai bidoni pronti per il casaro. Si dovevano spostare i moscherini, qualche filo d’erba e si beveva a mio avviso una delle cose più buone al mondo. Mai più bevuto così e non è una questione nostalgica, è proprio vero. Adesso si bevono bevande che ricordano il latte, non sono la stessa cosa. Adoro i Cure in tutte le salse e pure Rita Pavone che forse è stata il mio vero idolo di bambina, Giamburrasca docet.
    p.s. io faccio ancora come tuo fratello quando voglio concedermi una prelibatezza: una zuppa di latte così densa che il cucchiaio rimane in piedi, una lacrima di caffè forte, e su ogni strato una spolverata di zucchero E via strato dopo strato.Poche cose sono così buone al mondo.
    Baciotti tanti, mi ha fatto molto piacere essere qui con voi 🙂

  8. Delle mie tonsille ho un ricordo indelebile, il primo ad essere sincera, visto che avevo 3 anni e le febbri m’avevano ridotto a pelle e ossa: me le mostrarono, con scelta assai discutibile, in una specie di catino di metallo appena asportate. Altro che CSI! Però per il bruciore insopportabile mi dettero del gelato bianco e scopersi che lo adoravo 🙂
    Di Gianni è stata una folgorazione la canzone di Lusini “C’era un ragazzo che come me…” e davvero nella comitiva estiva delle mie due sorelle più grandi c’erano un paio di ragazzi americani che temevano di dover andare, di lì a poco, in Vietman e che impararono questo pezzo, suonandolo con la chitarra, nelle serate sulla spiaggia attorno al fuoco.
    Auguro a te a tutti coloro per i quali ormai i tuoi post sono un appuntamento atteso di trascorrere un lieve fine settimana.

    • sì , sì,la bacinella di metallo la ricordo anch’io, pure la mascherina con il cloroformio prima dell’intervento, e il ghiacciolo fatto a pezzetti che non riuscivo a deglutire e che finiva tutto in gola al mio fratello maggiore. C’era un ragazzo piaceva anche a me anche se di Morandi quella che preferisco è – Canzoni stonate-
      un caro saluto a te Paola.

  9. Mi dispiace per i bei bicchieroni di latte appena munto, le bottiglie col tappo di stagnola e i tetrapak, ma io sono nata con una forte intolleranza a questo alimento che, come un riflesso condizionato, riporta alla mente la mamma, le coccole e tutto ciò che è caldo, morbido e rassicurante. Sono andata avanti con latte in polvere senza lattosio, uno schifo, tanto che appena grandicella, ne ho fatto a meno del
    tutto.
    Fosse stato per la canzone di Gianni Morandi, una scusa per scendere e incontrare il ragazzino che mi faceva il filo, non l’avrei proprio avuta. Di morandi,comunque, ricordo con piacere e anche un pò di tristezza “La fisarmonica” che regalai a una mia amica carissima al diciottesimo anno. Quella festa non l’ho mai dimenticata. Quattro anni dopo lei, Bianca, sarebbe morta di leucemia.

    Grazie Falco, per il modo lieve con il quale fai risalire alla mia mente i ricordi, anche quelli più tristi.
    Ti abbraccio

    • probabilmente ero intollerante anch’io, di Morandi come ho risposto qui sopra a Paola preferisco Canzoni stonate, la fisarmomica mi ricorda i tempi delle sfide tra Morandi e Villa. La leucemia è un triste ricordo per la nostra famiglia anche se a noi è andata bene.

  10. Oh! ma che bel post su ricordi infantili…e il latte, il latte, io ne vado pazza…anch’io a dodici anni aspettavo la mungitura nella stalla di Antonietta…che tempi e che ricordi!
    Grazie Fausto

  11. I tuoi post hanno un pregio: mi riscaldano il cuore. Mai pretenziosi o costruiti, naturali come quel latte che scorre nel secchio e i tuoi ricordi e le canzoni che danno ritmo alla tua vita. Anch’io sono una bevitrice di latte ( e caffè ). E c’inzuppo sempre qualcosa di buono dentro, ieri ho inventato un dolce di uova e ricotta che mi è venuto delizioso, l’ho cotto nel microonde, a combinato, si è gonfiato generosamente (anche troppo, viste le dimensioni della tortiera di silicone).Mi piace pasticciare creando in tutti i modi.

  12. sicuramente sei anche brava a cucinare perché da quello che si legge di tanto in tanto da te sembra quasi di sentire il profumo della tua cucina.
    Son contento che i miei scritti riscaldino i cuori, forse contengono un po’ il caldo del pane che sforno tutti i giorni, la loro semplicità si basa soprattutto sul fatto che più di così non saprei fare, non sono fatto per le cose difficili per le quali ci si deve spremere il cervello, mi piace che chi passa di qua lo faccia come quando si va da un amico per trovare un poco di quelle cose che il tempo ci ha fatto dimenticare.

    • Grazie Zena, voglio molto bene alla nostra dolcissima Silvia e mi fa piacere che abbia contribuito con la sua canzone sospesa e il suo ricordo a mettere il suo scacco al patchwork che sto cucendo u po’ alla volta. Sto aspettando anche Remo Bassini mi ha promesso che se ha un attimo di tempo mi manderà la sua song…sto in attesa. A te un caro saluto, non sos e hai letto l’ultimo post “Fleurs ….” qui staimo stringendo casa per allargare la famiglia spero che mi romanga un po’ di tempo e spazio per scrivere su questo blog e visitare quelli degli amici. A presto
      Fausto

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