My favorite thinghs di Aitan padre

Non conoscevo My favorite thinghs nell’esecuzione di Sergio Mendes, ma quella di John Coltrane, il celebre sassofonista che ne fece il proprio cavallo di battaglia nei primi anni ’60, tanto è vero che erroneamente in tanti attribuiscono a lui la paternità di questa canzone composta da Richard Rodgers e Oscar Hammerstein. Una canzone eseguita in tante versioni e arrangiamenti diversi da molti artisti, tra gli ultimi anche la cantante islandese Bjork

Da ragazzo l’ho ascoltata nella colonna sonora del film del 1965 -Tutti insieme appassionatamente- interpretata da Julie Andrews (Mary Poppins) e nella versione italiana è cantata da Tina Centi.

Le mie cose preferite o le cose che piacciono a me.

Gocce di pioggia sul verde dei prati,

sciarpe di lana, guantoni felpati,


più che il sapore, il colore del the


ecco le cose che piacciono a me!



Torte di mele, biscotti croccanti,


bianchi vapori dai treni sbuffanti,


quando ti portano a letto il caffè,


ecco le cose che piacciono a me!



Tanti vestiti a vivaci colori,


quando ricevi in regalo dei fiori,


le camicette di bianco picchè,


ecco le cose che piacciono a me!



Se son triste, infelice, e non so il perché


io penso alle cose che amo di più


e torna il seren per me!



Il miagolare che fanno i gattini,


ed il sorriso di tutti i bambini,


la cioccolata che è dentro i bignè,


ecco le cose che piacciono a me!



Un bel quaderno appena comprato,


un fazzoletto che sa di bucato,


una gallina che fa coccodè,


ecco le cose che piacciono a me!



Biondi capelli su un viso abbronzato,


pane arrostito con burro spalmato,


quando si ride ma senza un perché,


ecco le cose che piacciono a me!

 

Ognuno di noi ha gusti propri e preferenze particolari, a me più di tutto sarebbe piaciuto volare. Ho atteso per una gran parte della mia vita questo evento e quando l’ho confessato ad un esperto in sogni mi ha detto che era il mio desiderio di emergere, di fare qualcosa che nella mia vita era irrealizzabile, da quel giorno anzi da quella notte non ho più sognato di volare e per me è stata una delusione: permesso negato perfino quando dormo.

Poi due anni fa i mie due figli mi hanno iscritto a Facebook e da lì sono passato ad aprire il blog “Al di sopra della cima degli alberi”, prima su Splinder e ora qui e da queste pagine attraverso le cose che scrivo mi sono spuntate le ali. Ora volo di qua e di là a trovare i miei amici in tutta Italia, isole comprese, ne ho uno anche a Londra.

Ma passiamo a Aitan, questo simpaticissimo amico napoletano. Quando ho letto il titolo della sua canzone sospesa ho pensato: chissà qual’è la cosa preferita di Gaetano?

Quando mi faccio una domanda mi arriva quasi immediatamente la risposta ed ecco che su Facebook il mio amico pubblica le foto di sua figlia.

Cosa si può volere più di questo?

Altro che sogni, qui si vola con i piedi ancorati al pavimento.

E’ bellissima Aitan tua figlia, te l’ho scritto anche di là, con una matrice così non ti devi fermare, fanne almeno ancora uno, col tempo certo, non sei una macchina di pressofusione che basta aprire e chiudere lo stampo e ti cade nel cesto un nuovo pezzo!.

Quando mi trovo davanti ai piccoli una delle cose che mi attrae di più sono i piedini. Di solito li vedo spuntare dal passeggino nel quale i genitori ficcano i pargoli per portarli a spasso.

Spesso lo sgambettare in quella posizione ha l’effetto di far cadere una scarpina e allora mi viene automatico di raccoglierla e prima di rimettergliela, senza rendermene conto comincio a sfilare la calzina, perché ho sempre l’impressione che l’elastico dia fastidio al polpaccio-coscia di pollo.

Il piedino nudo per me è una delle cose più belle esistenti al mondo, cinque piccole dita che sembrano funghetti, cinque chiodini ancorati al loro ceppo; come si fa a desistere dal baciarli e fare un pochino di solletico coi baffi.

Aitan mi raccomando, se ci dovessimo incontrare in carne ed ossa lasciamelo fare, capisco che tu possa essere geloso della tua bambina e fai bene ma il mio sarà solo il gesto spontaneo di un padre che non può più farlo ai propri figli che hanno da molto tempo superato il 43 di piede.

Desperado, Savina e le onde

Desperado (1973) un album concept, cioè un album che in tutte le sue canzoni tratta di un unico argomento, e qui racconta dell’epopea di una band di fuorilegge, la Doolin Dalton, che insanguinò il West alla fine dell’800, paragonandola alla vita on the road di una rock’n’roll band con i suoi trionfi, ma anche con le sconfitte, gli eccessi, le follie, le cadute. Desperado un termine con cui si indicavano dei fuorilegge senza scrupoli, i quali rivivono in questa song come eroi maledetti e romantici di un’epoca ormai tramontata.

L’estrema cura dei suoni acustici, un vero esercizio di armonizzazione attraverso i suoi ben ventinove accordi, non si perde in inutili virtuosismi, ma con equilibrio cerca semplicemente di “raccontare”, di dare emozioni, di “dire” attraverso gli strumenti. La notevole interpretazione vocale è opera dell’autore stesso, Don Henley, che descrivendo amaramente la dolorosa condizione di carenza affettiva del fuorilegge, cattivo e brutale ma pur sempre essere umano riesce a toccare una corda universale ed a cantare questo più che classico argomento nella maniera migliore possibile, sia dal punto di vista musicale che letterario.

Quale altra canzone sospesa se non questa per Pannychis XI : la fiaccola sullo scoglio alimentata dalla volontà di riportare a casa la nave che porta il suo nome. La nave è lontanissima, sembra irraggiungibile. I corpi emaciati deperiti per fame e stenti degli eroi che lottano nella disperazione con la speranza di essere visti da qualcuno che vada a salvarli, che li riporti a casa.

  

Desperado, perché non torni in te?

Ti sei nascosto dietro ad un recinto per così tanto tempo

Oh e tu sei un duro

Ma io so che hai avuto le tue ragioni

Le cose che ti piacciono

potrebbero ferirti in qualche modo

Desperado,

Il tuo dolore e la fame ti stanno portando verso casa

E la libertà, oh la libertà, è soltanto qualcosa di cui la gente parla

La tua prigione è camminare tutto solo per il mondo

I tuoi piedi non hanno freddo quando è inverno?

Il cielo non nevicherà e il sole non brillerà

E’ difficile distinguere la notte dal giorno

e tu stai perdendo tutti i tuoi alti e bassi

Non è strano come la sensazione se ne va?

Desperado, perché non torni in te?

Esci dal tuo recinto, apri il cancello

Potrebbe piovere, ma c’è un arcobaleno sopra di te

Quale altra canzone sospesa se non questa per Savina Dolores Massa.                                   “ Onde di Sardegna, la Poesia, la rivoluzione, l’Infanzia da non scordare, la neve color Africa, una coperta, il pane, il ridere quanto il piangere e specchi e specchi dove guardandosi, si potrà ammirare e comprendere meglio un volto che non sia il nostro”.

Io che amo solo te. La A maiuscola di Crì

Un brano musicale composto e intepretato nel 1962 da Segio Endrigo.

Una delle più belle canzoni d’amore mai scritte.

Sarebbe d’obbligo postare il video con Endrigo come interprete anche se amo molto la versione di Fiorella Mannoia, ma ho trovato questo che dice molto di più di quello che le mie parole impastate possono esprimere.

Quando l’amore ha la “A”maiuscola alla persona amata si dedicano canzoni come questa:

C’è gente che ha avuto mille cose

Tutto il bene, tutto il male del mondo

Io ho avuto solo te

E non ti perderò

Non ti lascerò

Per cercare nuove avventure

C’è gente che ama mille cose

E si perde per le strade del mondo

Io che amo solo te

Io mi fermerò

E ti regalerò

Quel che resta della mia gioventù


Cristina nel suo commento scrive che questa canzone le è stata dedicata dal marito il giorno della nascita del  suo primo figlio.

Anch’io ho scritto questo messaggio sul biglietto per il compleanno di mia moglie in un momento in cui la malattia stava minando la serenità della nostra famiglia.

E quando un anno fa il mio secondogenito Matteo mi ha chiesto un motivo musicale da dedicare alla sua Stefanie gli ho passato la stessa canzone.

Ora se prendiamo in prestito questa A e la mettiamo come iniziale alla parola Amico possiamo notare come le parole della canzone di Endrigo siano valide anche in questo caso.

Come molti di voi ho avuto la fortuna di incontrare Cristina, da subito è scattata la certezza del grande valore di questa amicizia. Dopo aver letto alcuni miei scritti mi ha incoraggiato a continuare, a non aver paura delle critiche, a mettere su carta quello che avevo dentro, mi ha stimolato e aiutato ad aprire il mio blog che non sapevo da che parte cominciare, ha collaborato con me nella stesura di due racconti importantissimi per me poiché mi hanno aiutato ad esternare due momenti particolari di vita.

Crì sa catturare al volo i pensieri e tradurli in parole-note sul suo rigo di poesia che per me suona come musica, tanto è vero che spesso i miei commenti alle sue composizioni sono canzoni che hanno accompagnato momenti importanti della mia vita.

Poco tempo dopo la nostra conoscenza su questa finestra illuminata aperta sul mondo, la nostra cara amica mi ha dedicato alcune parole. L’amico è colui che ti legge nel profondo e se non è amicizia con la A maiuscole questa…

Pane e convolvoli

Le mani infarinate asciuga nel grembiule

intanto il forno sta tingendo l’aria

della fragranza nota

batte sui tasti e scrive d’ipomee

alba e blu-viola

lui che impasta parole come pani

e ne porge bocconi

conditi con l’amore della vita

inventa storie

di sentimenti e accadimenti vari

il mio amico di penna e di poesia

mentre d’intorno

gli sorride il mondo

Io che non so di lievito e farine

e mangio il pane che un poeta impasta

credendo di far solo una pagnotta

e vola oltre il suo braccio

falco di giorno

falconiere di notte


Ummagumma, sussurri e grida dal melograno

Ummagumma (1969 ) uno degli album più sperimentali della discografia dei Pink Floyd; per la prima volta si comincia a respirare una certa aria di progressive rock.

Un album doppio di cui il primo disco è registrato dal vivo e il secondo in studio di registrazione.

L’unico in mio possesso di questo gruppo storico, pagato sottoprezzo in un negozio che svendeva tutto il materiale musicale per cambio di gestione.       Che culo!

Ummagumma, il titolo si riferisce a un espressione in slang utilizzata per indicare l’atto sessuale.

Il giardiniere del melograno, il poeta dell’ Esplanade non avrebbe potuto scegliere diversamente nel consegnarmi la sua canzone sospesa.

Mi spiego meglio:

la mia conoscenza della poesia è poco più che analfabeta, balbetto appena le vocali e qualche consonante che nella parole di Massimo si presenta spesso a me come la lettera h espirata

hhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh

un lungo sospiro, quando la brezza accarezza i corpi nudi dei ragazzi allungati come lucertole al sole lungo le rive del fiume nei giorni della calda estate.

Massimo mi ha indicato il secondo brano del disco life:

Careful with that axe, Eugene

Cauto con quell’ascia, Eugenio

Trovare il senso a questa frase non è facile, visto che siamo in piena era psichedelica, anche se qualcuno ipotizza che le iniziali del titolo CWTAE siano l’acronimo di un corpo speciale dell’esercito americano. Se ciò fosse vero, si potrebbe pensare ad una visione allucinata in uno scenario bellico e suggestivo, tipico dei Pink Floyd.

Molto più probabilmente, il significato fu suggerito dall’acido lisergico e da chi sa quale altro tipo di additivo psicotropo.

Non mi sono mai fatto, non fumo e non mi sono mai ubriacato, perciò torno sui passi del mio analfabetismo espirando sensualmente la h per farvi comprendere cosa sia per me quell’ascia.

Un’atmosfera cupa, accentuata dal ritmo del basso arricchito da un fraseggio orientaleggiante dell’organo di Wright in un eco ipnotico e spaziale, l’arpeggio efficace della Stratocaster del nuovo chitarrista Gilmour e le percussioni, piatti e doppia cassa di Mason sfociano nelle urla raccappriccianti di Roger Waters.

Il grido disumano del bassista pronuncia il titolo della song indicando il cambio di marcia, il clima diviene claustrofobico, inquietante, fino alla sfumatura finale, quieta, quasi impalpabile in cui ad uno ad uno i musicisti si congedano, lasciando l’ultimo sospiro alla tastiera.

Sussuri e grida è il titolo di questo post, sussurri e grida per me è la sintesi della poesia di Massimo che ti accarezza e ti squarta come un ascia.

28 maggio 1974, non conoscevo ancora il poeta amico, mi piace pensare che mentre coi capelli a zero me ne stavo come un ramarro ai bordi di un ruscello alpino, lui più giovane di me con tanto di capelli alle spalle era nei prati lombardi a sussurrare parole che il vento ha trasportato e trasformato nel grido dell’aquila.

qui:28 maggio 1974 -(parte prima)

Old man la canzone sospesa di Eli

Ultimi giorni di febbraio 1972, ascoltavo alla radio il nuovo LP di Neil Young dal titolo Harvest.

Una moltitudine di sonorità, ballate country rock compongono uno degli album che sarà tra i più appprezzati e venduti di sempre.

Mi innamorai immediatamente dell’atmosfera:

– Questo sarà il mio terzo 33′-.

Non si trovava in Italia sul momento ma Nicola il mio compagno di classe della quarta Itis mi assicurò che a Brescia c’era un negozio in cui erano reperibili dischi di importazione.

3.000 lire, il giorno dopo il disco era in mio possesso, la strada che mi conduceva a casa sembrava lunghissima ma quando lo posai sul piatto girò per ore e ore.

Old man la canzone che apre la facciata B è un brano memorabile, il mio preferito, una ballata acustica che coinvolge anche per il suono del banjo accordato come una chitarra e suonato dal grande James Taylor che con Linda Ronstadt contribuisce al coro.

Il testo evidenzia con grande umanità tratti di vita quotidiana.

La canzone è stata scritta per il custode del Ranch Broken Arrow nella california del Nord che Young aveva acquistato nel ’70 per 350.000 dollari.

Durante una passeggiata il vecchio di nome Louis che vive in quel luogo con la moglie Clara accompagna Neil con la propria jeep blu su un’ altura dove un lago alimenta i pascoli del circondario e chiede al cantautore come ha fatto un giovane uomo ad avere abbastanza soldi per acquistare un posto simile.

Neil risponde di essere stato fortunato, molto fortunato. Di rimando il vecchio risponde che quella è la storia più incredibile che abbia mai sentito.

E il giovane Young scrive per lui questa canzone.

*vecchio uomo guarda la mia vita

sono simile a come eri tu un tempo

vecchio uomo guarda la mia vita

ho ventiquattro anni

e ne ho ancora tanti davanti

vivo solo in un paradiso

e questo mi preoccupa

l’amore perso a caro prezzo

mi ha dato cose che non vanno perdute

come una monetina che non può essere gettata

e rotola a casa da te

ho bisogno di qualcuno

che mi ami tutto il giorno

se guardi nei miei occhi

puoi renderti conto che dico la verità

* questa è la mia traduzione ma non giuro siano la stesse cose che intendesse dire il giovane canadese di allora.

Canzoni sospese

Sono le canzoni ascoltate un tempo

forse anche una volta sola

racchiuse in un giorno

in un’ ora

in un momento

e

a distanza di anni ritrovate e riscoperte.

A me è successo domenica pomeriggio con questa:

vi prego ascoltatela per essermi accanto e rivivere quando….

a cavallo degli anni ’70 tornando da scuola un pomeriggio di primavera, in attesa della corriera che mi riportava a casa, mi trovai come al solito con la faccia incollata alla vetrina del negozio dei dischi che per me era come l’El Dorado.

Avevo in tasca millecinquecento lire, risparmio di un mese per un sogno, un altro sogno da riportare nella mia piccolissima collezione di musica.

Sapevo già su quale sarebbe caduta la mia scelta: David Crosby -If I could only remember my name- che ritengo sia il migliore album tuttora in mio possesso, ma intanto scartabellavo tra le buste dei vinili per sentire al tatto tutta la musica che il negozio mi metteva a disposizione e tra le tante meraviglie il mio occhio cadde sulla copertina di Sing children sing di Leslie Duncan e chiesi al commesso di farmi ascoltare la traccia sulla quale avevo puntato il dito.

Una canzone che avevo ascoltato alla radio nella trasmissione Per Voi Giovani (qualcuno di voi la ricorda?).

Love song, una canzone d’amore come dice il titolo, interpretata dalla stupenda voce dell’autrice inglese, corista dei quotati session men che accompagnavano Elton John nei suoi primi lavori, contenuta nel bellissimo album Tumblewood Connection, una delle pochissime non firmate John-Taupin

L’atmosfera raffinata e rarefatta di questo canto, la voce allo stesso tempo dolce e potente, malinconica e vissuta, mi avevano letteralmente portato in un altra dimensione, come se i piedi non toccassero più terra.

Scelsi Crosby, naturalmente era deciso da mesi, ma l’atmosfera di quella canzone rimase con me, lungo la strada di casa  mi apparve un mondo diverso dal finestrino del pulman:

                                                                  Le parole che ho da dire

Possono essere semplici ma sono vere

Finché dai il tuo amore

Non c’è altro che possiamo fare

L’amore è la porta aperta

L’amore è la cosa per cui siamo venuti qui

Nessuno può offrirti di più

Capisci quello che voglio dire

I tuoi occhi hanno davvero visto

Dici che è molto duro

Lasciare alle spalle la vita che abbiamo conosciuto

Ma non c’è altro modo

E adesso dipende davvero da te

L’amore è la chiave che dobbiamo girare

La verità è la fiamma che dobbiamo bruciare

La libertà è la lezione che dobbiamo apprendere

Capisci quello che voglio dire

                                                        I tuoi occhi hanno davvero visto

Ora cari amici, lettori e passanti che vi siete imbattuti in questo post, mi è rimasta una gran voglia di conoscere la vostra canzone sospesa e sarebbe cosa gradita, un regalo speciale poter postarla qui, con o senza commento , sarà come se in quel momento sospeso nel tempo fossimo insieme a vivere la stessa emozione.

A presto!

L’origine del mio nickname

La gabbia si apre davanti all’uomo dalle gambe incrociate sulla sabbia..

Il riflesso della luce del primo sole scandisce il tempo sulle onde.

Mondi nascosti in pagine vuote.

The falconer”.

Una voce possente emerge dall’oscurità per accusare e perdonare tra sciabolate orientaleggianti dell’ harmonium e arpeggi martellanti del pianoforte.

Il falconiere siede sulle sabbie del suo deserto all’alba

aprendo gabbie d’argento sommerse

con una rivelazione argentata…

tutti gli amabili volti

tutte le amabili tracce d’argento cancellate

Le mie pagine vuote…

Il faconiere siede sulle sabbie del suo deserto all’alba

sotto le sue brillanti onde argentate

e la sua danzante corsa ribelle

composta prima del tempo eterno

un suono nella mia notte illuminata da candela.

Tra i minacciosi rimbombi di organo e contrappunti dissonanti di piano, un attimo prima che Nico riprenda la sua visione essenziale della voce c’è lo spazio per un attimo di luce.

Padre e figlio

angeli nella notte

una cornice d’argento alla mia notte di candela

Nico, al secolo Christa Paffgen, una donna dalla bellezza glaciale scelta da Andy Wahol come musa ispiratrice per i Velvet Underground di Lou Reed e John Cale.