La corsa e l’attesa

Questo il racconto scritto in coppia con Cristina Bove per il 4 mani sul blog di Remo Bassini.
Cristina con la  gentilezza di sempre ha accettato di prestare la sua voce a mia moglie ( che quando ha letto le liriche si è commossa e con voce spezzata ha  detto : -ma come ha fatto? ).
La corsa invece è stata scritta da me con l’aiuto del cantautore americano Bruce Springsteen che ha intrecciato alle mie parole alcune frasi del suo album  “Burn to run” che ritengo il migliore.

La corsa e l’attesa

Il telepass ha fatto alzare la sbarra, sono in autostrada.
Sterzando al silenzio per evitare i pensieri che da giorni non mi lasciano dormire, pigio il tasto on del lettore CD dell’autoradio alzando il volume quanto basta.
Un dischetto audio in policarbonato incastrato lì da anni diffonde musica e parole che conosco quasi a memoria, Bruce Springsteen mi accompagnerà fino all’uscita del casello di Bergamo. The boss canta di uomini “on the road”, vagabondi perduti per le strade, come prima di lui il giovane Dylan e prima ancora Woody Guthrie.

“Born to run” nato per correre, non è il mio caso, ho sempre odiato guidare ma devo fare in fretta, non voglio farti stare in pena in quel letto bianco d’ospedale. Terrò il mio piede destro incollato all’acceleratore fino al limite della velocità consentita, non ci sono segnali di stop qui, nessuno riuscirà a farmi rallentare.

 Sembra così bizzarro questo tempo             
d’attesa in una stanza
 io che stavo al volante
 mentre lui raccontava le sue storie
insieme ad ascoltare bella musica.
Lo immagino alla guida
distratto tra le nuvole e il paesaggio
e prego Dio che lo conduca attento
che me lo lasci accanto.

Sono tutto solo, solo con me stesso, come ogni vagabondo, su questo serpente d’asfalto, non posso tornare indietro.
Seduto al volante stringo la fiducia fra i denti per cercare di imparare a camminare come gli eroi che pensavo sarei potuto diventare, dopo tutto questo tempo in cui ho scoperto di essere proprio come tutti gli altri.

Uno stormo di gabbiani reali incrociando la mia corsa, sorvola il ponte sul fiume seguendo la traccia grigioverde dell’acqua inquinata di veleni e scarichi urbani. Un’altra triste realtà della moderna quotidianità, queste creature del mare hanno scoperto l’inesauribile risorsa alimentare rappresentata dall’immondizia prodotta dall’uomo. Pendolari del cielo, ogni giorno percorrono la stessa rotta dal lago alla discarica e ritorno.
Se avessi le loro ali…

Il motore dell’anima corre su questa strada per un bacio senza fine, fino alla stanza d’isolamento, dove tu prigioniera aspetti me, il tuo barbiere.
Mi sembra di sentire piangere l’intera città, incolpando la verità che ci ha buttati a terra.
Leucemia.
Raserò il tuo cranio prima della cura, sezionerò il tuo dolore.
Come un angelo sfinito abbandonerai la testa sulla mia spalla, mentre sono io che ho estremo bisogno di te. 
Mi aggrappo alla tua vita, sono innamorato con tutta la magia che comporta.

 Arriverà con il suo amore intenso
principe della nostra consuetudine
 azzurro che colora la speranza
e la tragedia vincerà per due.
Non sarà certamente uno qualunque
 l’eroe che la sua donna vedrà bella
 anche quando sarà senza capelli.
 Io mi abbandonerò sulla sua spalla
alla sua forza che sorregge entrambi.

L’autostrada prende fuoco, esplode di eroi a pezzi alla guida della loro ultima possibilità. Una trappola per topi invasori in un circuito pieno da scoppiare.
Ognuno è lì che corre fuori dal mio finestrino.
Evasi dalle loro tane di provincia, lanciati verso Milano, una trappola mortale, un invito al suicidio. Cerchioni cromati, motori a iniezione, diesel di muratori viaggiano a cavallo della linea di mezzeria. Ogni muscolo del mio corpo è in tensione, questa corsa mi strappa i tendini.

Starà correndo sull’asfalto ardente
per essermi vicino a consolare
quando intorno al mio viso
non ricadranno più le chiome bionde.
Ma lui che sa ogni cosa
della mia vita, d’ogni spina e rosa,
conosce le parole necessarie
 i gesti nati dalla tenerezza
e pure nel dolore mi sa amare.

Correrò ogni giorno fino a che non cadrò, non tornerò senza di te, camminerò con te sul filo del rasoio perché sono un viaggiatore solitario e impaurito ma devo sapere cosa si prova.
Il sorriso è una ferita di un pallido rosa sulle tue labbra, la chemioterapia sta uccidendo il tuo sangue malato.
Vorrei morire con te stamattina, ma devo trovare il modo di arrivare presto all’interno del reparto di ematologia e andrà tutto bene, andrà tutto bene.
Mi stai aspettando, lacrime versate sulla città.

               L’attesa è un orologio che va piano
               ma lui chissà quanto si sente solo
               vorrei che fosse già passato tutto
               che mano nella mano
               percorressimo ancora tanta vita
               che finisse al più presto questa prova
               che ci tiene lontani
               a volte disperati, a volte soli
               ma guarirò, per abbracciarlo ancora.

Una fila ininterrotta di forze motrici con le ruote enormi occupa la prima corsia.
Non riesco a trovare spazio per muovermi velocemente, farebbero tutti meglio a scansarsi, perché sto correndo sulla corsia di emergenza.
Con la fede nella mia piccola utilitaria sto gridando il tuo nome nel freddo solitario mattino di marzo, sento il motore che romba.
Beh, io non sono proprio un eroe, tutto quello che posso fare è tirare il collo a questi sporchi cavalli, con la speranza di arrivare in qualche modo senza fare danni.
Mi manca l’aria, abbasso il finestrino.

               Sta correndo, lo so, starà sperando
               che nessuno gli ostacoli il sorpasso.
               Forse vorrebbe avere tra le mani
               la cloche d’una Ferrari
               o meglio ancora due potenti ali.
               Ma giungerà per tempo
               con lacrime nascoste nel sorriso.
               Gli dirò ch’è l’eroe della mia storia
               il dono più prezioso della vita.

Ti guardo nel portafoto di metallo. Sei così bella che mi perdo tra le ultime luci della notte. Fuori la strada è in fiamme in un vero valzer di morte.
Freccia a destra, la sbarra mi apre le porte della città. Respiro veleno, rialzo il vetro.
Fermo la musica, non sono nato per correre.

33 pensieri su “La corsa e l’attesa

  1. Per quel che vale il mio parere. 
    La mia idea a proposito di questo racconto è che non si sia osato. Forse per mancanza di tempo, non so. Però quando l'ho letto ho pensato: "Per quale ragione ricorrere a Springsteen? Un omaggio?"
    D'accordo. Ma il rischio è che si sposti l'attenzione del lettore dal racconto, alle canzoni del Boss. Sia chiaro, si può fare però la storia rischia di essere schiacciata; soprattutto se ci sono delle battute da rispettare. Qui la storia ci sarebbe, però alla fine si è portati a ignorarla, ed è un peccato. 
    Little Steven se ne andò dalla E Street Band perché all'ombra di un Re non si cresce. L'impressione è che questa storia all'ombra di Springsteen, non riesca a mostrare tutta le sue capacità. 

     

    ———————
    Marco Freccero

  2. @Marco apprezzo il tuo commento.
    La storia è quella di una corsa e di un'attesa se non avessi citato Springsteen, sarebbe cambiata di poco credimi.  Nei miei racconti  c'è sempre la traccia della musica dei miei anni, fa parte diciamo così del mio stile di scrittura che non ha certo grandi pretese se non il raccontare momenti di vita vissuta. Se tu avessi tempo di leggere altri miei racconti potresti ribadire lo stesso commento che hai fatto qui e io non avrei niente da dire.
    Io sono onesto e l'ho citato come ho fatto negli altri racconti (vedi il 4 mani dell'anno scorso scritto in coppia con Melania Ceccarelli dove a fare da base musicale c'era una canzone di Capossela), altri prendono a bracciate frasi intere di scrittori più o meno noti, cambiano qualche parole e scrivono libri e racconti facendo finta di niente (questo mi sembra molto più grave).
    Per quel che dici di little Steven, io lascerei perdere, non ha fatto molta strada come del resto a mio parere è andato calando alche il boss dal '80 in poi. ma tutti i gusti sono gusti.!
    Un caro saluto e un abbraccio .

  3. secondo me avete superato voi stessi, cioè, nel senso che è superlativo. Magico.

    Mentre leggevo, segno che il precedente commentatore si sbaglia, springsteen o non springsteen a me veniva "we can be heroes just for one day" e credo sia inutile lasciare dei link, vero?

    baci baci a Cri, Neli… e perfino a te, và

  4. Questo delicato intreccio di pensieri maschili e femminili sono un solo pensiero: l'amore nuziale, quand'è vero, non si stanca e non si allontana se lei si ammala e deve finanche essere rapata, l'amore sorpassa tutto tranne se stesso e rimane vincente. Complimenti a entrambi: forte pathos.

  5. Un racconto commovente che lascia senza fiato. L'intreccio con i versi di Cristina hanno reso perfetto questo brano scritto col cuore del dolore.
    Faccio tanti complimenti ad entrambi, siete eccezionali.

    un affettuoso saluto
    annamaria

  6. Lascio i miei complimenti  sincerissimi a te Falco e a Cristina. Di più non riesco a fare.  Sono troppo commossa.
    Un abbraccio a entrambi

    P.S. A te, Falco, anche un grazie per il passaggio da me

    Rossella

  7. E "
    il "motore dell'anima" vincerà la corsa anche se correre non ti piace.Bravo e BRAVI.La forza dell'AMORE la sola che sappia sfidare la morte vivendo anche  la corsa più pazza e sfrenata.Bianca 2007

  8. la citazione e l'ispirazione musicale mi trovano concorde Fausto. Penso sia lungo e veloce nel modo giusto, per il blog, per ciò che volevi dire, e tu vuoi sempre dire che i sentimenti vengono prima di tutto, anche della velocità.
    Complimenti ad ambedue

  9. un grazie sentito a tutti per le  gentili parole, lo faccio anche da parte di Cristina che sicuramente gradirà la vostra lettura di questa storia.

  10. Carissimi,
    siete stati veramente bravi. Le due voci si alternano in modo così naturale ed efficace che interpretano alla perfezione quelli che dovevano essere i due stati d'animo. Bello. Complimenti.
    Maria Teresa

  11. Sai quanto mi commuove questo racconto, e come mi sono sentita partecipe…ho scritto in un mio raccontino ironico…anch'io ho rasato a zero i miei capelli prima della chemio, da sola, che non ho avuto un "barbiere"
    amoroso come te, ma attraverso le tue parole ho immaginato di rivivere tutta la mia odissea con "qualcuno" accanto

    bellissimo questo doppio intercalare tra te e Cris

    frantzisca

  12. Bello e intenso duetto di anime che intrecciano il loro amore lungo quel tragitto trafficato districandosi dai motori e dalle insidie della strada. L'amore di questo "barbiere" va oltre, semplice e onesto punta dritto al cuore; l'attesa dell'amata che sembra spiare dall'alto il suo cuore e la sua anima, sicura del suo amore cementato dagli anni, è balsamo per tutte quelle donne che affrontano questo momento difficile e trovano speranza e conforto nell'attesa che arrivi anche per loro un "barbiere" d'amore. Bella idea, grazie e auguri a Falco e sua moglie, grazie per le emozioni regalate da queste intense e allo stesso tempo lievi liriche di Cristina.
    Carmela Zotta

  13. "Beh, io non sono proprio un eroe, ecc."… quante donne vorrebbero un uomo vero invece che un eroe. Grazie. Rafforzi in me la speranza che certi amori esistono.

  14. Raccontare il dolore  della malattia, riflesso e moltiplicato per due, l'ansia dei viaggi,  l'incertezza di non sapere cosa si trova all'arrivo, costruisce una situazione in cui tanti possono leggersi e specchiarsi.
    Durante la malattia di una persona cui si vuole bene ci sono pensieri inconfessati, o solo allusi.
    Ci sono parole ponte, lunghe parole ponte su cui far scorrere speranze e rassicurazioni, racconti anche, per azzerare distanze e assenze.
    E ci sono le canzoni: un alibi, a volte, per poter piangere.

    Credo sia felice l'idea di fondere linguaggi diversi. sta dentro la vita.

    un saluto d'affetto, a narratori e protagonisti.
    z.

  15. A me pare magnifico. Tutto, equilibrato, tra le soste pensose dei versi magnifici di Cristina e la corsa sulle note del Boss del Falconiere. E l'insieme mi colpisce profondamente, ripenso ai pensieri di una mia amica che tutto ha affrontato da sola (e con il misero conforto delle mie parole da lontano)  con la sola forza di non abbandonare il suo bambino ancora troppo piccolo, e non riesco a non commuovermi.
    Un abbraccio immenso.
    Paola

  16. sette anni fa, venerdì 17 dicembre, un pirata della strada uccise mio padre…da allora non ho più guidato.
    Con questo gravame ho percorso la tua strada…beandomi dello scorrimento veloce delle tue parole (fluido dolore…)e della poetica… il Boss l'ho sentito graffiare le corde…
    graffiando la mia pelle ho concluso la corsa…
    ti applaudo…

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