I giorni difficili

Questo racconto è stato scritto per Racconti  a quattromani  2010 sul blog di Remo Bassini in collaborazione con

                        Melania Ceccarelli
               

“I giorni difficili passano come tutti gli altri”.

 

Livia esce dal lavoro con quindici minuti di anticipo sul previsto senza dire il perché. In macchina mette il solito  Vinicio Capossela. Guida con calma, aprendo completamente i finestrini dell’auto perché, ovviamente, l’aria condizionata si è rotta proprio ora che è estate e che non ha i soldi per ripararla. Controlla se ha la cartelletta verde sul sedile del passeggero. Bene, non l’ha dimenticata.

Paolo apre la custodia e mette il cd nel lettore dell’impianto Hi-Fi

Capossela mi è sempre stato sulle palle. Non riesco a capire come faccia Livia ad amarlo così tanto. Lei sicuramente avrà il volume al massimo in macchina mentre sta andando a fare quest’ultimo esame. Mi sono preso il pomeriggio di permesso ma non ha voluto che l’accompagnassi, non era il caso dice, perdere mezza giornata di lavoro. Volevo starle  vicino come sempre, soprattutto ora che la vedo così in forma

Sono quasi le quattro e l’appuntamento in Ospedale è per le cinque. Ferma al semaforo, i finestrini aperti senza l’effetto vento della velocità fanno solo entrare aria calda. Il tipo alla guida dell’auto accanto a lei gira un istante la testa, per darle un’ occhiata di sfuggita.

In quel periodo della sua vita Livia è un po’ troppo grassa. Ingrassare era una tragedia, fino a trent’anni. Tutti a dirle che non era importante, ma il suo stomaco si ribellava a quell’affronto estetico, come se fosse più importante di quello biologico.

Ora che i trenta sono passati, il peso è diventato un dettaglio trascurabile.

Paolo si siede sul dondolo in vimini, all’ombra sul balcone, una caraffa di acqua e menta colma fino all’orlo di cubetti di ghiaccio, preme il telecomando dello stereo. Con la musica  inizia anche  il movimento oscillatorio della sedia.

Livia evita lo specchio ultimamente, dice che le medicine l’hanno fatta ingrassare. Non so. Io la trovo desiderabile con quel vestitino bianco così leggero, io…Speriamo torni alla svelta  e su di morale così magari incrociamo le gambe stasera. Anche se da questa malattia non guarirà, i medici continuano a rassicurarci e incoraggiarci a vivere una vita normale.

I primi anni di matrimonio Livia non si fidava di Paolo, del suo amore. Nei periodi in cui era più grassa poi, era certa che fingesse. Non può essere, pensava, che continui ad amarmi, che voglia ancora stare con me. Un ritardo di dieci minuti era perché un’altra lo aveva trattenuto.

Paolo ha amato quella ragazzetta dalla prima volta. Non riusciva a starle lontano nonostante lei facesse di tutto per essere sgarbata. Alla fine glielo aveva detto della malattia cronica che l’avrebbe perseguitata per il resto della vita. Cosa importava, gli piaceva troppo, l’amore avrebbe superato tutto, il desiderio di stare con lei era più forte di ogni ostacolo.

La mano di Livia esita sulla maniglia della porta della sala di attesa: sa già quello che l’attende. I volti sconosciuti che si trova davanti hanno l’ espressione di sempre: un sorriso strappato sulla bocca, i denti arenati sulla secca delle labbra, nella profondità degli occhi riflessa, come specchio, l’immagine della propria angoscia.

E a veder che crudel destino ora ne viene                                                                                           ma che l’ombra ora ci prenda più mi addolora                                                                                   il mio cuore mi dice che non può seguirti ancora                                                                              e nemmeno questa angustia sopportar

Paolo pensa che Vinicio si sbaglia, o non è mai stato innamorato. Nascondendo il dolore dietro una maschera per non esserle di peso, perché non si preoccupasse anche per lui, soprattutto nei lunghi periodi d’isolamento in ospedale, il suo cuore non ha mollato mai davanti a  nessun ostacolo.

Ecco, pensa Livia, i momenti più difficili sono passati. Paolo è sempre meno angosciato. Paolo è ancora con lei. Non c’è stato modo di farlo desistere, e si che le ha provate di tutte. Ad essere insofferente, insopportabile, cattiva. A mandarlo a quel paese. Lui si incazzava e contraccambiava, provava a trattarla male ma poi tornava sempre all’ Ospe-dale, a casa, nel loro letto. Ogni volta che Livia tornava a casa dall’Ospedale, non importa quanto debole fosse, facevano l’amore. Appena rientrati in casa, qualunque ora fosse, riaffermavano così il loro diritto ad amarsi anche quando la paura blocca lo spirito.

Che farò lontan da te pena dell’anima                                                                                                 senza vederti, senza averti, né guardarti 

Un amore impossibile? No, forse per te pianista mangiaparole. Le parole comunque le scegli giuste, la musica mi piace un po’ meno, ma forse devo ancora farci l’orecchio.      All’inizio la tua musica era l’unico ostacolo tra me e Livia. Quando arrivavo in casa lei subito spegneva lo stereo, sapeva che mi davi i nervi. Ora, sta a vedere che comincio ad apprezzarti.

È l’ora della pennichella per Paolo, dondolìo  e musica sono i preliminari per il sonno

Vai vai tanto non è  l’amore che va via                                                                                               Vai vai l’amore resta sveglio anche se é  tardi e piove                                                                     ma vai tu vai rimangono candele e vino e lampi sulla strada del destino.

Paolo è decollato. Corse in ospedale, flebo,  prelievi,  attese,  lacrime… e poi abbracci, baci, carezze, mani che scivolano sui corpi, sussurri,sospiri…e poi di nuovo stanze vuote, silenzi, eco di passi  assenti nella casa, colazioni tristi, cene in piedi… e poi  lenzuola pulite, profumo di fresco, tenerezze , orgasmi.Si sveglia in un lago di sudore, la musica sta finendo…

È arrivato il turno di Livia, il numero sul display e di una unità più basso di quello che ha in mano. Quando arriva l’infermiera, distaccata e gentile lei le va incontro e quella le fa cenno di seguirla.

Ma non è l’amore che va via                                                                                                                 il tempo sì ci ruba e poi asciuga il cuor.

Cosa? Il tempo rubato? Asciuga il cuor? No no, credo di non averla capita questa, ne parlerò con Livia. Tutto questo tempo di sofferenze, la pazienza necessaria al tempo dell’attesa e del non-ancora ha contribuito a farci conoscere l’entità del nostro amore e la possibilità di continuare a godercelo a piccoli morsi,  piccoli passi nelle semplicità delle piccole cose che ogni giorno offre.

Nell’ambulatorio il medico non c’è ancora e l’infermiera le fa le domande di rito: età, peso, allergie particolari a farmaci. Lei è in età fertile, dice infine: se è incinta l’esame non si può fare, danneggerebbe il feto.

Ed ecco perché  quell’infermiera sconosciuta, distaccata e gentile ha avuto la notizia prima di Paolo, suo marito.

 

Questo non é un post serio

Questo non é un post serio ma stamattina ho riso fino alle lacrime (ne avevo un gran bisogno) e voglio condividere con voi questa storia vera, parola per parola.

Io ho due fratelli Ignazio che ha 6 anni più di me ha lavorato in banca fino a due anni fa ed ora è in pensione.
Paolo ha 4 anni più di me,  è il mio capo (anche se comando io), lavoro con lui  e mio figlio Matteo nella forneria che fu di nostro padre.

In dicembre Ignazio fece visita ad un ex collega di lavoro anche lui in pensione che abita nel bresciano a una quindicina di Km da casa nostra.
Di ritorno a casa ci raccontò che il  suo amico  aveva acquistato un divano troppo grande per il  salotto e perciò ne aveva segato un pezzo.
Non aggiungo altro perchè scusate ma non riesco a scrivere dal ridere.
Ahahahahah!
Stamattina alle 4 appena arrivato in laboratorio Paolo mi guarda sorridendo e comincia a raccontare:
-Ieri Ignazio è andato a fare visita al suo ex collega, quello del divano, sai cosa ha combinato?.
Ha acquistato una televisione nuova a schermo piatto,  non calcolando le misure l’ha presa troppo grande per la libreria dove andava collocata perciò ha segato la mensola soprastante ma siccome non ci stava neanche per larghezza, non potendo segare altro, l’ha collocata dentro di traverso-.

Ahahahahah!
-Meno male, temevo avesse segato la televisione-
ho risposto tenendomi la pancia dal ridere.

Immaginate per un attimo come ho potuto  infornare stamattina con le lacrime che mi colavano dagli occhi sulle guance infarinate.

Poco dopo è arrivato Matteo e dopo avergli raccontato la storia tra una risata e l’altra ho aggiunto:
– Alla prossima visita  lo zio Ignazio ci racconterà che l’amico ha acquistato una automobile nuova ma siccome non ci stava nel garage era incerto se segare una parete del garage o una fiancata della macchina-.

Ahahahah
Alle 9 è arrivata mia moglie per le pulizie del laboratorio e gli ho raccontato tutta la storia con tanto di previsioni future.
Neli come tutte le donne ha voluto saperne di più:
-Ma vive da solo quest’uomo?-
– Ora sì, sua moglie se n’è andata tempo fa.-
– Come mai?-

Secondo voi cosa potevo rispondere piegato in due  che quasi cadevo in terra dal ridere?

– Aveva paura che la segasse a metà perché non ci stava  più nel letto-.
Ahahahah!