Voto: 7

Falconier comincia a scrivere due anni fa, scrive per raccontare una storia ai suoi figli che per ora gli hanno detto non  la vogliono leggere, scrive senza conoscere l'arte della scrittura a digiuno di tempi verbali e  punteggiatura,  con un minimo patrimonio di libri letti.
Qualcuno dirà :
e si vede!.
Falconier risponde : non c'è problema!.

Nel mondo   virtuale dello schermo che ha davanti comincia a  conoscere amici, legge i loro scritti,  si appassiona e davanti al suo forno  mentre inforna e sforna pane comincia a sognare racconti e storie.
Impasta come fa con  farina  acqua  e sale momenti di vita vissuta con sogni ad occhi aperti talmente vivi che non distingue più quale sia la verità a volte.


Scrive  Falconier,
scrive soprattutto per tenere occupata la mente,
per non pensare a cose che lo fanno star male,
ma stava male anche prima,
perché ha aspettato tutto questo tempo?.

 

Torniamo indietro qualche anno,
quando Falconier non era Falconier
ma un bambino di seconda elementare,
anno 1962,
allora aveva cominciato a scrivere pensierini lunghi che la maestra chiamava temi, non era la maestra ufficiale, ma una supplente, una donna straordinaria che il ragazzino terrà nel cuore tutta la vita.


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Compito
Un gioco all'aria aperta.
I maggiolini sono insetti dannosi  perché mangiano i germogli delle piante da frutto, a me piace prenderli in mano perchè come le cicale ed i grilli hanno la pelle dura.

 Catturarli e facilissimo basta dare un calcio al tronco  o agitare forte un ramo di un albero di prugne   e tac tac tac cadono a terra a decine, sembrano sempre mezzo addormentati.
Io con i maggiolini mi diverto a fare il mulinello.

Per fare un mulinello occorrono due maggiolini, un rametto sottilissimo scortecciato e una spina di biancospino.

Procedimento: si prende il primo maggiolino si sollevano le elitre che  sono ali finte , una specie di corazza per proteggere le ali vere, si stacca un'elitra e si butta via l'insetto che vola ma facilmente sarà beccato dalle galline.

Si piega l'elitra a metà e si infila lo spino  di biancospino per formare una specie di asola nella quale si infila il rametto scortecciato e si prova a ruotare per vedere se gira.

Si prende il secondo maggiolino e gli si stacca mezza zampetta della terza fila, hanno sei zampe i maggiolini ,  poi si infila la spina nella zampetta e il gioco é fatto, basta dargli un colpetto e lui comincia a ruotare finche è  stanco, se invece ti stanchi tu, lo butti alle galline che se lo mangiano. 
Voto 7
ma non pensavo tu fossi così crudele
                la tua maestra


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 Da allora ho sempre avuto il rifiuto a scrivere e i miei temi erano soggetto predicato e complemento oggetto.
Il tema del diploma  di perito industriale l'ho copiato.

Ora, la mia maestra è molto malata, stamattina gli ho fatto cuocere le mele nel forno del pane e  quando gliele ho portate  sorridendomi  ha chiesto se ero ancora un bambino crudele, io ho risposto che sono migliorato col tempo. 

Voglio bene come allora alla mia maestra e spero che la sua salute migliori.
Auguri di Buona Pasqua a tutti gli amici!

 

 

Le cose che non si raccontano quasi mai

Questa storia, è stata scritta  in collaborazione con l’amica Cristina Bove.
per la Rassegna racconti a quattromani 2010 sul blog  di Remo Bassini.

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Nella casa del mais il mare d’erba si fonde con il cielo. 
Due uomini nudi sotto la doccia. Il vecchio non si lava più da solo, l’ultima volta è scivolato, ha paura, orgoglio e pudore impediscono di chiedere aiuto alle figlie, sono io l’unico cui affida le confidenze della sua intimità da quando l’ho stretto tra le braccia, mentre gli annunciavo la morte improvvisa della moglie sei anni fa.

Se non fosse stato per te, gli sarebbe venuto un colpo subito, già allora, fu solo grazie al tuo affetto e al tuo abbraccio amorevole che riuscì a sopravvivere al dolore della mia perdita, e io ti ho benedetto, per tutto quello che ci avevi dato, per tutto il cuore che ci avevi messo a cercare di capirci e di amarci entrambi.

Lo scroscio caldo dell’acqua diffonde vapore nello stanzino, accanto a me la pelle leggermente abbronzata ricopre lassa quel che rimane di muscoli e tendini, le mie mani insaponate scivolano sulla sua anatomia, percorrono il telaio di ossa, è girato di schiena, le mani saldamente ancorate alle manopole cromate. Davanti a i miei occhi l’immagine della sofferenza, un cristo di legno in un corpo di ottant’anni demolito da un male che non perdona. La nudità e inefficienza gli impediscono di parlare.

Che pena vederlo ridotto così, lui così infaticabile, forte come un toro! Ma la sua anima è la stessa, la sento viva e possente come allora.

Mi inginocchio per lavargli gambe e piedi, gli chiedo di voltarsi. 
“Cosa sono queste macchie scure sull’inguine, e anche qui e qui all’incavo, cosa ti hanno fatto?”.

“Deve essere la colla dei cerotti per fissare il catetere.”
“Se vuoi le tolgo con la spugna ma dovrei premere un pò e soprattutto tenere tra le mani il…”
“L’uccello, chiamalo così anche se da tempo non si alza più in volo.

Santo cielo, ragazzo, mai avrei pensato che avresti potuto accudirlo così! Ho sempre considerato una fortuna per mia figlia averti conosciuto.

“Hahaha…”
Sta sussultando in una risata coinvolgente. Non riesco a trattenermi, come sempre nelle occasioni più imbarazzanti. Mollo tutto, scivolo sul pavimento piastrellato, gambe larghe, schiena appoggiata alla parete. Continuando a ridere si accascia sedendosi davanti a me. Lo accolgo tra le braccia la sua schiena è sul mio petto e la testa sulla mia spalla .
Due uomini nudi sotto la doccia, suocero e genero da trent’anni. Ci abbandoniamo per un pò all’allegria e alla pioggia calda sopra di noi, accanto a me c’è il flacone dello shampoo.
“Dai che ti lavo anche i capelli.” 
Sciacquo la nuvola di sottilissima lana bianca.

Ne ha ancora tanti di capelli, ricordo quando erano scuri, sempre un poco arruffati, amavo tanto il ciuffo che gli ricadeva sulla fronte!

Non ride più. Nelle lacrime e nella paura scioglie il suo dolore:
“Vorrei morire qui adesso, mi piacerebbe andarmene così dopo una sana risata, non riesco a pensare di dover restare muto a guardare l’angoscia sulle facce delle persone che più amo. Sono in dirittura di arrivo o partenza come la si vuol chiamare.
Stiamo ancora un pò qui a parlare, è un sollievo quest’acqua che mi batte sul corpo, mi sento purificare”.

Quanto mi piacerebbe essere al posto tuo, ragazzo, anche così com’è adesso, mi farei abbracciare e lo abbraccerei anch’io, lo amerei come quando era giovane e forte, appassionato e non gli bastava mai!

 

 “Mi manca mia moglie, avrei sofferto da impazzire a farmi veder in questo stato! Prima me l’ho sentita accanto, ho avuto un brivido, una  voglia di abbracciarla… Ricordi quel mese d’agosto, quando hai dormito qui e ci hai visti sotto il ciliegio in fondo all’orto fare all’amore alle prime luci dell’alba?”. 

 

E certo che se lo ricorda, noi eravamo imbarazzati più di lui quando ce ne siamo accorti.

“ Si non l’ho più scordato, è come se fossero sempre davanti a me i vostri corpi in quell’abbraccio, ero scombussolato dalle sensazioni che provavo perché tua moglie ha sempre esercitato su di me una certa attrazione ma il mio amore era ed è tutto per vostra figlia”.
Il vecchio sorride.

“Usciamo mi sento molto stanco ora.”
Lo aiuto ad alzarsi gli faccio infilare l’accappatoio. Dopo averlo tamponato con l’asciugamani mi chiede di passargli del talco mentolato su tutto il corpo, la malattia al fegato e tutte le medicine che prende gli procurano un forte prurito. Mi abbraccia.
“Te lo dico anche a nome suo, ti voglio bene, per tutto quello che sei stato per noi.”

Bravo, mio caro, abbraccialo forte anche per me, digli quanto l’ho amato e quanto lo amo ancora.

Lo stringo per soffocare la mia commozione.
“Non voglio lasciarti andare!”

“E l’ora per me, un giorno così è giusto per morire. Un ultimo favore, scaldami un goccio di latte”.
Il tempo di versare il liquido tiepido nella scodella e arrivare davanti a lui, mi fa cenno con la mano di avvicinarmi mi prende la testa tra le mani mi bacia e sussurra :
“Lasciami andare”.
Una lacrima gli riga il volto, gira la testa verso la credenza dove la moglie sorride da una cornice in argento, chiude gli occhi.