Quattro mantovane

 

Non c’è la cassetta al cancello della cascina di Tony, da sempre il pane glielo abbiamo appoggiato sul tavolo della grande cucina che si apre sul portico.
Quattro mantovane di pasta dura, la prima sfornata del mattino, cotte con la valvola del vapore aperta; non ha mai cambiato in tutto questo tempo.
Sono più di trent’anni che non passo da queste parti; le consegne quotidiane le hanno sempre fatte mio fratello e mio figlio.

Nessuna voce sull’aia in pietra grigia, spariti gli animali domestici, la catena della cuccia è in terra avvolta e arrugginita, il fienile è vuoto, la stalla chiusa, tutto in ordine, tutto morto qui.
Come era diverso quando c’era Elia l’unico figlio di Tony e Marta, compagno di classe di giochi e di vita fino ai vent’anni.
La stessa musica.

Poi i sogni cambiarono; come un uccello che si precipita nella rete e non sa che è in pericolo la sua vita, percorse una strada “pericolosa” cominciata con qualche canna e terminata col suo corpo sfinito e nudo appeso ad un filo di ferro nel boschetto di robinie qualche chilometro più in là di questa casa.
Sua madre quasi impazzì dal dolore e si spense in breve tempo lasciando Tony solo, ora con i suoi ottant’anni di acciacchi e ricordi.

Sullo stipite un grappolo di pannocchie.
Apro piano la porta; un’atmosfera remota mi avvolge con una voce malinconica accompagnata da flauto, organo e da un sax pacato e melodico.

“Refugees” Van der Graaf Generator, la cantavamo quasi tutta a memoria, pervasi da una dolce tristezza:

West is Mike and Susie
West is Mike and Susie 

Nodo alla gola.
Il 33′ nero gira sul piatto del vecchio stereo; mi unisco al canto ma le parole scolpite da sempre nella mente e nel cuore sono strozzate dalla malinconia.

Un colpo di tosse dietro alla tenda della finestra che guarda la campagna verso ovest.
Tony si avvicina al tavolo apparecchiato con vecchi LP, disegni e fotografie di Elia.

“Ciao, quasi non ti riconoscevo, son passati anche per te gli anni dei capelli alle spalle..
Da giorni questa musica attraversa le mie ore, mi parla da un’ infinita distanza, un altro tempo nel quale non sapevamo nulla l’uno dell’altro. Non riesco a togliermela dalla mente. Elia ripeteva sempre questo ritornello dopo i nostri litigi prima di sbattere la porta e andarsene attraverso quello che lui chiamava l’oceano verde dei campi, incontro all’oro che si tramuta in grigio, incontro alla fine del giorno.

Uestismaicansusy, uestismaicansusy, non ho mai saputo cosa volesse dire.

Troppo fragile per sopportarne il male, ha pagato in anticipo il prezzo dei colpi che la vostra generazione non ha meritato.”

“West is where I love

West is refugees’ home”

 

Una settimana prima che lo trovassero fui svegliato di notte da un rumore come di porta che sbatte e riuscii a intravedere la forma del suo corpo sgattaiolare in fondo al portico, lo chiamai :

Elia fermati!
Non si voltò neanche un attimo per  incrociare gli sguardi almeno per l’ultima volta.
Per tutto questo tempo mi sono chiesto cosa fosse venuto a prendere, ma ogni cosa era al suo posto, non aveva toccato niente c’era solo questo disco sul tavolo…”

Prendo tra le mani la copertina in cartone patinato dell’album, controllo all’interno se nel testo ci sia qualche sottolineatura o indizio…. niente . Infilo la mano nella busta fino in fondo e la capovolgo sul tavolo. Tac, un biglietto piegato in quattro.

Elia era venuto a portarti qualcosa, questo”.

Lo apre piano piano, gli tremano le mani:

Leggi tu ti prego, fammi questo favore, non ce la faccio da solo, condividilo con me.”

 

A mio padre.

Cercavo la pace che mi sfuggiva dalle mani rincorrendo la luce del sole e sono diventato cieco.
Volevo farti vedere che sarei diventato uomo senza di te ma la mia vita ha percorso un tracciato che non ho saputo controllare.
Ho cercato di essere vero ma a dispetto di tutte le mie aspettative ho fallito e solo ora mi trovo a pensare al male che ho fatto a te e alla mamma.
Avete tentato di fare di me un uomo e se fossi rimasto con voi sarebbe stato tutto più semplice, naturale, ma non capivo, non capivo, volevo solo andare lontano, lontano 
e sono arrivato in un posto dal quale non si può ritornare.
Non vi merito, sono solo venuto a dirvi tutto il bene che sento per voi.

Perdonatemi, lo so che lo farete. Un bacio Elia.

E’ tornato, Elia ora è tornato per sempre”

A filo di terra

A filo di terra
respiro l'odore dell'erba.

Solo perché amo sognare
non vuol dire che sono un uccello

onestamente
non sono mai stato in grado di volare.

Il cielo sta cambiando.

Non c'è futuro per me sulla Luna
non mi metterò in fila
per la traversata fino a Marte.

Non tesserò la mia vela
per notti intere
senza dormire
nessun vento potrebbe soffiare tanto forte
alla fine
rimarrei sempre nello stesso porto
sulla sabbia di questa mia ultima spiaggia.

Non urlate al megafono per me
i vostri trucchi per reclutarmi

spot pubblicitari
oramai li conosco.

Ho rimesso i piedi sul suolo
ritorno come sempre dalla mia donna
che non mi ha mai abbandonato
non si è mai fatta imbarcare

rimarrò qui con lei

 

il primo pezzo

Settimana superimpegnata
Moglie influenzata
Non ho prodotto niente
Ripropongo la mia prima poesia
(non sono arrivato ancora a 5
e  chissà se ci arriverò)
postata il   21 novembre 2009

I poeti silenziosi

I poeti silenziosi non sanno scrivere poesie
non conoscono l’uso delle parole.

I poeti silenziosi si arrampicano sugli alberi
lentamente come camaleonti
catturano le cicale.

I poeti silenziosi stanano i grilli nell’erba
e di notte fanno i direttori d’orchestra.

I poeti silenziosi hanno le ali accartocciate
e non riescono più a volare.

I poeti silenziosi quando
il loro cane ha finito la corsa
fanno una buca in giardino
lo ricoprono di terra e aspettano…
le foglie della nuova pianta
abbaieranno col vento.

I poeti silenziosi parlano con gli occhi
ed hanno un cervello fuori dal corpo.

I poeti silenziosi sono svegli
anche quando dormono.

I poeti silenziosi vorrebbero avere amici
ma pochi comprendono il loro linguaggio.

I poeti silenziosi hanno paura dello specchio
non riconoscono l’immagine riflessa.

I poeti silenziosi…

 

Lemmings

Il lemming é un piccolo roditore che popola le regioni artiche.
Si racconta che questo animale abbia la particolarità di riprodursi esageratamente ogni tre o quattro anni, dando origine a incrementi esplosivi di popolazione migrante, gli esodi della quale tuttavia, stando alle conoscenze attuali, sono stati esagerati dalle leggende degli abitanti della Scandinavia.
Si è parlato di eserciti di lemming che marciavano superando ogni ostacolo, masse migratorie che attraversavano i corsi d’acqua, irrompevano nelle città e finivano in mare. Con la volontà di trovare nuove terre per la sopravvivenza della specie, gli ostinati roditori non si fermavano nemmeno davanti alla forza delle onde, cercavano di attraversare anche l’oceano , finché esausti affogavano a migliaia.
Le osservazioni moderne degli scienziati hanno smentito le antiche leggende anche se è vero che negli anni di abbondanza si possono  vedere i lemming in zone dove abitualmente non si trovano. Quando il tasso di riproduzione dei roditori è molto alto, entrano in gioco fattori non ben chiari che diminuiscono il potenziale riproduttivo e ai quali si aggiungono epidemie e l’aumento della predazione, che in poco tempo fanno discendere da densità della popolazione a livello normale.
L’ antica  credenza popolare che i lemming si suicidino in massa nelle acque del mare o dei laghi per conservare la sopravvivenza dei piccoli non va presa alla lettera, ma allude però con sufficiente chiarezza ai meccanismi che la natura mette in opera per il controllo delle popolazioni di animali troppo prolifici.

Nel 1971 Peter Hamill leader del gruppo di rock progressive dei Van der Graaf Generator scrisse questa canzone dedicata all’esodo dei lemming, io vi propongo la lettura della traduzione con alcune piccolissime modifiche per una migliore comprensione, con l’intento abbastanza trasparente per una riflessione sulla situazione attuale in cui viviamo.

Stavo solo in cima al colle più alto,

guardai in giù, attorno a me

e tutto ciò che riuscii a vedere

erano coloro con i quali amerei stare,

che si gettavano ciecamente in mare…

Provai a chiedere che gioco fosse

ma sapevo che non ci avrei giocato.

La voce, come una, come nessuno, mi giunse:

Abbiamo cercato gli eroi

ed essi si sono trovati nel bisogno di offrirsi.

Abbiamo cercato a lungo su tutta la terra

ma non vediamo un’alba.

Ora abbiamo osato bruciare il cielo

ma ancora sanguiniamo.

Ci stiamo avvicinando alle colline

ora possiamo sentire la chiamata.

Le nuvole sono impilate in forma di montagne.

Non c’è via di scampo eccetto andare avanti.

Non chiederci una risposta ora, 

è fin troppo tardi per inchinarsi a quella convenzione.

Che strada è rimasta se non morire?.

Abbiamo rivolto lo sguardo agli Alti Re,

 li abbiamo trovati ancora meno che mortali,

i loro nomi sono polvere di fronte alla giusta

marcia della nostra giovane, nuova legge.

Con le menti che incespicano, ci precipitiamo

nell’oscuro portale,

nessuno può arrestare il nostro tuffo finale

dentro le fauci sconosciute.

E mentre gli Anziani battono le loro sopracciglia

sanno che è fin troppo tardi per fermarci,

perché se il cielo è seminato di morte

che senso ha prendere il respiro?.

– Espellilo!-.

Quale causa è rimasta se non morire

alla ricerca di qualcosa di cui non siamo ben sicuri?.

Quale causa è rimasta se non morire?

So che la nostra fine potrebbe arrivare presto,
 ma perché anticiparla?. 
Il tempo potrebbe finalmente dimostrare
 che solo i vivi lo commuovono  e
 non c’è vita nelle sabbie mobili

Sì, so che è 
fuori controllo, fuori controllo
. Macchine oliate scivolano sulle rotaie
, giovani menti e corpi impalati su picche d’acciaio. 
Ingranaggi strappano ossa, ingranaggi strappano ossa.
Mostri dalla gola di ferro stanno provocando le urla. 
La mente e la macchina inscatolano i sogni…

ma c’è ancora tempo.

Codardi sono coloro che fuggono oggi. 
La battaglia sta per cominciare, non  è una guerra con coltelli,
 si combatte con le nostre vite. 
I lemming non possono insegnare niente, 
la morte non offre speranze, 
dobbiamo cercare a tentoni
 la risposta sconosciuta,
unire il nostro sangue, arrestare l’inondazione, 
prevenire il disastro
. Ci sono altre vie che non urlare tra la folla 
cosa che ci rende solamente ingranaggi dell’odio
. Guardate al perché e al dove siamo. 
Guardate a voi stessi e alle stelle e infine
: Quale possibilità è rimasta se non vivere
, nella speranza di salvare
 i piccoli dei figli dei nostri figli?.

Quale scelta è rimasta se non vivere per salvare i nostri piccoli?. Quale scelta è rimasta se non provare?.

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Neanche un minuto di non amore

Oggi volevo  rileggere i miei primi post su questo blog ,mi sono fermato su questo ed ho cominciato a cantare.

Settembre 2003

Il mare, la costa della Toscana, file di pini marittimi, oleandri  in fiore bianchi e rosa, tra un ‘ora saremo a Castiglione della Pescaia.
Il nostro secondo viaggio di nozze,  siamo ancora qui insieme su questa strada.
25 anni fa coppia nuova in jeans attillati e camicie a quadretti, 95 chili in due, il tettuccio della nostra Dyane 6 che si gonfiava con i finestrini aperti, sembrava un volo quel viaggio.

Alla radio una canzone di Battisti.
Alzo il volume.

“Salgo in auto e parto, mi giro verso te, 
al telefono mi hai detto sì d’accordo alle tre, 
dal timbro della voce non sembravi tu,
quel tono che mi piace no, non c’era più, 
ma cosa è accaduto quando è  accaduto, 
no, non è possibile, improvvisamente no.
Il traffico che corre la gente nei caffè,

la mente mia che scorre e indaga su di te, 
le ultime espressioni le cose fra di noi ,
le minime emozioni i gesti gli occhi tuoi, 
neanche un minuto di non amore 
questo è il risultato dei pensieri miei 
eppure qualcosa c’è impercettibile per me 
ma per te è importante lo sento è presente, 
che grida e intanto grida un  clacson dietro me, 
sognando questa strada che mi separa da te
neanche un minuto di non amore 
ripeto questa frase ossessionato mentre vedo te. 
Ciao come stai? 

Dimmi cos’hai parcheggio dopo.
Dimmi che cos’hai.”

 

Dudududududududu     dududududududu  
 nannanannananna  nananana  nannanna
“neanche un minuto di non amore   
questo è il risultato dei pensieri miei……
Così hai perso il posto
hai pianto che altro c’è 

nient’altro questo è tutto
volevi star con me………

Accosto 

– Stai piangendo Neli! Cosa c’è  ….è  stata la canzone-

– Scusa … la nostalgia….  eravamo così spensierati…. due ragazzini con una vita davanti,  pronti a tutto niente ci fermava allora.-

– E niente ci fermerà- 

 Le asciugo le lacrime con le labbra,  i baci  assaporano   il  sale .

 Ripeto il ritornello: 

-Neanche un minuto di non amore questo è il risultato dei pensieri miei-

Le accarezzo il capo dal collo alla fronte.

I  capelli  alti mezzo dito  le incorniciano la testa  sembrano colorati da un’ artista, una fata  ha  sparso stelline argentate tra i fitti  fili neri , sono così  al naturale o meglio è stata  la chemioterapia a farli cadere e a  farli ricrescere così forti di nuovo con la stessa rosa sulla fronte. Gli occhi segnano una sofferenza che dura da oltre sei mesi  ma sono ancora di un azzurro intenso, le labbra faticano a volgere verso l’alto per un sorriso, i denti se ne stanno al buio non sono ancora pronti a mostrare la serenità. 

In reparto stamattina per distrarla dal forte dolore mentre  le infilavano il grosso ago nella schiena per aspirarle il midollo  le hanno detto che la cura è andata bene, ora inizia il mantenimento, due anni ancora e la leucemia sarà solo un ricordo, un brutto ricordo.

-Pensavo fosse finita,  guarita, invece devo aspettare ancora 24 mesi e poi sempre controlli, ogni volta saranno settimane di angoscia, per fortuna ci sei tu vicino a me-

-Hai sentito cosa ha detto l’ematologo, signora faccia una  vita normale, lei è guarita, andate a fare un bel giro, senza problemi, avete una quindicina di giorni liberi da ogni farmaco, godeteveli, riprendete a vivere tutti e due.

Avvertite i vostri figli, fate le valigie e partite subito.

 -Via lontani da tutto-

Ora siamo qui,
ripercorriamo la strada che ci ha visti felici per i primi 25 anni della nostra vita a due. 

 

Neanche un minuto di non amore.