Un’estate con un pensiero fisso: “Renata”.
Nel mese di agosto Stefano ha frequentato con i compa-gni le lezioni di ripetizione in un’istituto dalle 8 alle 10 di mattina nello storico quartiere del Carmine.
Ogni giorno, prima di tornare a casa è passato allo stu-dio e lo ha sempre trovato chiuso. Non sa a chi chiedere informazioni. Chi può sapere qualcosa? erano isolati dal resto del mondo. L’antiquaria, non sa niente. Non può certo chiederlo al nano, non farebbe altro che irritarlo e tirarselo addosso ancora di più, ha paura di affrontarlo nell’esame, anche se è ben preparato.
I compagni di classe lo aspettano al bar della scuola, in-sieme riguardano il programma e scelgono gli argomen-ti nel caso il nano fosse così indulgente da lasciare sce-gliere a loro la prima domanda, di solito fanno così.
Tutti hanno scartato “accenni al motore sincrono trifase” sia perché spiegato negli ultimi giorni, sia perché è par-te del programma di quinta assieme al motore asincrono e al trasformatore trifase. Stefano comincia ad agitarsi, l’argomemto -motore sincrono trifase- gli sta facendo scoppiare la testa. L’interrogazione ha inizio in ordine alfabetico; una domanda per ogni allievo, in scaletta al programma. Stefano è il tredicesimo, gli argomenti sono tredici, a lui toccherebbe proprio il motore sincrono, l’a-gitazione aumenta con i battiti nel petto.
Quando arriva il suo turno la domanda è proprio quella temuta, non riesce a iniziare, strascica le parole, il pro-fessore se ne accorge, è il momento della sua vendetta, comincia ad infierire: «Non hai studiato. Come hai passato le vacanze? In giro per la città?».
L’assistente di laboratorio presente all’esame interviene in aiuto del ragazzo: «Metodi di misura Righi e Barbage-lata». È il suo argomento preferito, potrebbe ancora ca-varsela ma ha troppa confusione in testa, alcune lacrime cominciano a traboccare, si sente perduto, abbandona l’aula. L’assistente lo insegue, lo ferma, lo invita a rien-trare per non buttare all’aria un anno di scuola.Il nano è irremovibile, non gli concede una seconda chances, ha già deciso, non c’è più niente da fare. Bocciato.
Stefano scappa via lontano da quell’uomo e dalla città, corre fino alla tangenziale, fa autostop per tornare a ca-sa. Si ferma una Renault 4, un anziano spalanca la por-tiera e lo invita salire. Lungo tragitto il vecchio ha notato l’abbattimento del ragazzo e lo incoraggia a sfogare a vo-ce alta le pene della scuola e dell’amore. Stefano non ha mai conosciuto i nonni, la tenerezza del guidatore lo sti-mola a rivelare le spine della sue passione. Lo scono-sciuto lo sta ad ascoltare, cerca di confortarlo confidan-dogli che nella vita saranno tante le difficoltà e le cose ingiuste da affrontare e combattere, gli suggerisce di an-dare sempre incontro al nuovo giorno e ogni tanto di scuotere la polvere del passato dai piedi e proseguire perchè nella vita c’è una soluzione a tutto. Il guidatore, per allentare la tensione parla del suo l’hobby per la pit-tura, delle mostre che allestisce in varie città insieme ad un gruppo di artisti poco noti come lui. Di mestiere fa l’imbianchino perciò avendo sempre a che fare con i pennelli ed i colori, lavora e si diverte. Il lavoro lo ha aiutato a crescere la famiglia e con l’arte ha passato i migliori momenti di serenità. «La vita va avanti così. Abbi fiducia nel domani. Promettimelo, asciugati le la-crime, sei un ragazzo in gamba, troverai la strada giusta, troverai l’amore giusto per te».
Stefano non ritornerà più all’istituto tecnico; frequente-rà una scuola per recuperare la bocciatura e completare il quinto anno contemporaneamente e a luglio nell’ Isti-tuto tecnico di Monza si diplomerà perito elettrotecnico industriale con 38/60 un voto piuttosto basso, ma è fatta “Alla faccia del nano infame”.